La teoria dei 4 fuochi: come trovare equilibrio tra lavoro, famiglia, salute e amici
- Giulia Fidilio
- life design
C'è una metafora poco conosciuta ma sorprendentemente efficace. Una di quelle che ti fanno annuire subito, anche se non sai bene perché. Dice più o meno così:
La vita è come una cucina a quattro fuochi che rappresentano: famiglia, amici, salute e lavoro. Per riuscire davvero, cioè per avere successo, devi spegnerne uno. Per eccellere, ossia per avere un enorme successo, ne devi spegnere due.
L'ho scoperta in un saggio di David Sedaris pubblicato sul New Yorker, intitolato Laugh, Kookaburra.
Non è una una di quelle metafore che trovi ovunque: è poco conosciuta, e forse è proprio per questo che mi è piaciuta. Perché anche se non è diventata il classico mantra motivazionale, resta una riflessione sottile e potente, che vale la pena esplorare.
Il contesto da cui nasce questa riflessione
Sedaris parte da un viaggio in Australia con il compagno Hugh e una coppia di amici. Lì si imbatte in un kookaburra, un uccello australiano noto per il verso che ricorda una risata umana. Questo incontro gli fa riaffiorare un ricordo d’infanzia legato a una canzone che cantava con la sorella. Da lì, il racconto si fa più intimo e riflessivo.
Una delle sue compagne di viaggio gli racconta la teoria dei quattro fuochi: famiglia, amici, salute, lavoro. E aggiunge che per avere successo bisogna spegnerne uno e per avere molto successo, due.
Sedaris si rende conto che, per scrivere e avere la carriera che ha, ha trascurato famiglia e salute. E si chiede se ne sia valsa la pena. Non ha una risposta definitiva, ma riconosce che non si può avere tutti i fuochi accesi contemporaneamente.
Il tono del pezzo è ironico, malinconico e auto-ironico (come spesso i suoi scritti). Ma dietro le osservazioni leggere si nasconde una domanda profonda: cosa lasciamo andare per inseguire la nostra idea di realizzazione? E quanto ci costa?
Non si tratta di rinunciare, ma di scegliere consapevolmente
Non è vero che "non si può avere tutto". Ma è vero che non si può avere tutto, sempre, nello stesso momento e alla stessa intensità.
E allora la domanda da farsi non è: “Quale fuoco spengo?” ma: "Quale fuoco voglio tenere acceso oggi, in questo periodo della mia vita?"
Ci sono fasi in cui il lavoro prende tutto. Altre in cui la salute richiede maggiore attenzione. Altre ancora in cui ti sembra di non avere tempo per gli amici, ma forse ci sta se è solo per un periodo, non è detto che sia per sempre.
A mio avviso la chiave non è la rinuncia, ma la rotazione.
La trappola dell'eccellenza (e del senso di colpa)
Il problema nasce quando pretendiamo di essere straordinarie in tutto, contemporaneamente: la mamma presente, la professionista impeccabile, l'amica disponibile, la donna sana e centrata.
Quella non è eccellenza. Quella è una ricetta per la frustrazione.
E se invece ci dessimo il permesso di non eccellere ovunque, ma di farlo a rotazione? Di accettare che la vita ha stagioni, e che il successo vero forse è proprio questa capacità di adattare la fiamma senza spegnere il fuoco?
(Parlo al femminile per ovvii motivi: essendo donna, parlo della mia esperienza perché è quella che conosco meglio)
Il mio consiglio pratico
Prendi carta e penna. Scrivi o disegna i tuoi quattro fuochi: famiglia, amici, salute, lavoro.
Poi chiediti:
Quale fuoco ho tenuto più acceso negli ultimi 6 mesi?
Quale si è quasi spento?
Quale richiede più energia adesso, realisticamente?
Insomma, chiediti cosa puoi fare concretamente per dare più calore a ciò che conta davvero, per te, in questo momento.
Non devi per forza spegnere un fuoco. Forse è solo il momento di spostare una pentola!
Giulia